Sanzioni russe e debito dei mercati emergenti: quando un default non è un default?

27.09.2022

L'Office of Foreign Assets Control degli Stati Uniti, l'UE e il Regno Unito, insieme ad altre giurisdizioni, continuano ad adottare nuove e rafforzate restrizioni economiche, commerciali e di investimento rivolte alla Russia. Le sanzioni, coordinate tra i paesi, sono di ampia portata e hanno significative implicazioni sugli investimenti. Non entreremo nei dettagli della complessa rete delle sanzioni globali. Tuttavia, per la maggior parte degli investitori obbligazionari internazionali e dei mercati emergenti (EM), il risultato pratico è che ai soggetti statunitensi (ea coloro che seguono le regole sanzionatorie statunitensi) è ora essenzialmente vietato aggiungere esposizione a qualsiasi entità sovrana o aziendale russa. I soggetti non statunitensi possono continuare ad acquistare nomi russi, ma la liquidità è limitata con rischi di fallimento delle negoziazioni a causa della riluttanza di alcuni intermediari a elaborare le transazioni. La sfida del disinvestimento Per i circa 20 miliardi di dollari (miliardi) di obbligazioni sovrane russe detenute da stranieri, le sanzioni hanno portato a un crollo del valore delle loro partecipazioni. Gli investitori in questa situazione hanno essenzialmente due scelte: 1) mantenere le proprie attività esistenti (altamente deteriorate) nella speranza di un'eventuale risoluzione del conflitto in Ucraina che porti potenzialmente a un allentamento delle sanzioni alla Russia; oppure 2) cercare di estrarre qualsiasi valore residuo ora cercando di scaricare le proprie partecipazioni russe nel mercato secondario. In pratica, con la maggior parte delle banche occidentali che si sono effettivamente ritirate dalla negoziazione di titoli russi, gli investitori con esposizione alla Russia sono stati effettivamente costretti ad adottare la posizione uno. A luglio, tuttavia, il Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato nuove linee guida che chiariscono che i detentori degli Stati Uniti potrebbero cercare di liquidare le loro posizioni in entità che non sono Specially Designated Nationals. Inoltre, le istituzioni finanziarie statunitensi possono compensare e regolare, o altrimenti fungere da intermediari di mercato in operazioni di disinvestimento nel mercato secondario per soggetti non statunitensi. A seguito di ciò, ci sono state segnalazioni di alcune banche statunitensi che sono tornate cautamente sul mercato delle obbligazioni russe esclusivamente a fini di disinvestimento. (1) Sebbene sia stata gettata poca luce sulla questione potenzialmente spinosa del tipo generale di acquirente in queste operazioni di disinvestimento, abbiamo osservato una certa ripresa dei valori delle obbligazioni russe dalla fine di luglio. 

DOTT. DI TOMMASO FRANCESCO